Approfondimento

Disturbi alimentari, stop al fondo per la rete di assistenza

Approfondimento pubblicato il 18/01/2024

Redatto il 12 gennaio, aggiornato il 18 gennaio 2024

 

Disturbi alimentari, stop al fondo per la rete di assistenza

 

Legge di Bilancio, cancellati 25 milioni. La protesta dei centri: dati allarmanti, servono risposte

 

Clarida Salvatori

 

Roma La legge di Bilancio appena approvata cancella i 25 milioni di euro che, nel biennio 2023-24, erano stati stanziati dal governo per il Fondo per il contrasto dei disturbi alimentari, nato con lo scopo di aprire ambulatori dove non c’erano e di creare una rete che potesse offrire le stesse possibilità ai pazienti che soffrono di queste patologie.

«Una rete insufficiente però, anche a fronte dell’aumento dell’incidenza di questi disturbi dopo il Covid — ha spiegato Laura Dalla Ragione, direttore Rete disturbi alimentari Usl 1 dell’Umbria — dal momento che l’ultimo censimento del 2023 ha contato 126 strutture sul territorio nazionale, di cui 112 pubbliche e 14 private accreditate. Con grandi differenze tra una regione e l’altra». La maggior parte, 63 per la precisione, è infatti concentrata al Nord: ce ne sono 20 in Emilia-Romagna e 15 in Lombardia. Nel Centro scendono a 23, di cui 8 nel Lazio e 6 in Umbria, mentre 40 sono distribuite tra Sud e Isole, 12 in Campania e 7 in Sicilia. «Nel Molise non ci sono proprio — prosegue Dalla Ragione —. Puglia, Sardegna, Abruzzo e Calabria ne hanno un paio appena».

Grazie al Fondo, per l’implementazione dei servizi già esistenti e per l’attivazione dei nuovi, sono stati assunti 780 professionisti, tra psicologi, psichiatri e neuropsichiatri infantili, infermieri, dietisti e nutrizionisti e medici specialisti in nutrizione clinica. «Anche a fronte dei dati allarmanti che riguardano i nuovi casi intercettati ogni anno — dice ancora Dalla Ragione — che nel 2019 erano 680.569, mentre nel 2023 sono arrivati a 1.680.456. Anche i dati Rencam regionali (Registro nominativo cause di morte) vedono un aumento progressivo negli stessi periodi: di anoressia e bulimia cinque anni fa sono decedute 2.178 persone, in quello appena finito i morti sono stati 3.780. Con una età media di 25 anni: questo significa che un’alta percentuale di deceduti, tra arresti cardiaci e suicidi, ha meno di 18 anni».

Il 31 ottobre, per via del mancato stanziamento, il progetto si concluderà e gli ambulatori chiuderanno. Lasciando in serie difficoltà tutti i pazienti presi in carico, che non avranno più punti di riferimento e che troppo spesso saranno costretti a spostarsi in altre regioni e in altri centri, a volte a fare centinaia di chilometri per ricevere cure. «Ma soprattutto sarà più difficile intercettare nuovi casi — conclude —. Credevamo che il Fondo venisse rinnovato. Ora possiamo ancora sperare che i disturbi alimentari vengano scorporati da quelli psichiatrici e vengano inseriti nei Lea (Livelli essenziali di assistenza, ndr)». Deluso anche Giuseppe Rauso, presidente dell’Associazione nazionale disturbi del comportamento alimentare: «Siamo disperati, come è possibile che non si sia riusciti a dare continuità? Non sappiamo come dirlo alle famiglie. Qui si parla della seconda causa di morte tra i giovani dopo gli incidenti stradali. Speriamo che qualche decreto legge possa restituirci la speranza».

Il Minotauro si occupa di ragazzi che hanno questi problemi.

Si tratta di un tema importantissimo che la Fondazione, andando controcorrente rispetto alle decisioni di questo governo,  affronterà nel 2024.

Lo farà con un nuovo importante progetto con vari soggetti, tra i quali il Minotauro di Milano e il CSV di Milano e Monza.

Il progetto si svilupperà in Brianza, vicino ad Albiate, e in una zona di Milano.

E se è vero che la Regione Lombardia ci sta cercando di mettere una “toppa”, vedi articolo seguente, bisogna dire che, dopo il Covi-19, le prospettive della Sanità sono peggiorate. In Lombardia ed in Italia.



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